
Secondo i dati rilasciati da Israele contro la variante Delta il vaccino Pfizer protegge dall’infezione lieve il 30% in meno. Ma tutti i vaccini solo altamente efficaci sui sintomi gravi. Il nodo delle scuole a settembrenull
I vaccini contro il Covid bloccano la circolazione della variante Delta?
Dati preliminari ancora non pienamente valutati diffusi dal ministero della Salute israeliano dicono che a giugno, quando nel Paese la variante Delta era già dominante al 90% ed erano state cancellate le restrizioni, l’efficacia del vaccino Pfizer è calata del 30%, attestandosi al 64% nella prevenzione dei contagi asintomatici o lievemente sintomatici. Nel mese di maggio infatti, quando era ancora Alfa la variante prevalente, la protezione era oltre il 94%. «Con la variante Alfa il numero di infezioni tra i vaccinati era molto basso – dice Antonella Viola, immunologa, docente di Patologia clinica all’Università di Padova – per questo potevamo pensare se non proprio di bloccare la circolazione del virus, almeno di ridurla fortemente. Con la Delta vediamo più casi di infezione tra i vaccinati e possiamo immaginare solo una diminuzione della circolazione del virus, che comunque non sparirà. È verosimile che Sars-CoV-2 diventerà endemico e dovremo imparare a conviverci».
Viene mantenuta la protezione contro la malattia grave?
Sì, e la conferma arriva dagli stessi dati di Israele. Gli esperti hanno infatti fatto notare che rispetto alla malattia grave il tasso di efficacia del vaccino è calato solo del 5% passando dal 98% al 93%. Altri studi e analisi sul campo vanno nella stessa direzione. Tutti i vaccini approvati in Europa funzionano molto bene anche contro la variante Delta, purché il ciclo vaccinale sia completo. Contro il ceppo Delta la protezione per i vaccini Pfizer e Moderna scende dal 90-95%, all’85-90%: vuol dire che si può infettare il 10-15% di chi è completamente vaccinato. Per AstraZeneca da un livello del 70-75%, si scende al 65-70%. Una sola dose protegge invece solo tra il 20 e il 30 per cento. Uno studio canadese non ancora sottoposto a revisione conferma la tendenza: Pfizer protegge dall’infezione sintomatica della variante Delta all’87%, Moderna al 72% e AstraZeneca al 67%. Tutti sono altamente efficaci contro l’ospedalizzazione o la morte.
Chi sono i contagiati con la Delta?
In Israele il 50% dei contagiati sono cittadini completamente vaccinati, l’altra metà sono bambini e ragazzi che non sono ancora stati immunizzati. La stragrande maggioranza di loro sono asintomatici o lievemente sintomatici. Con l’aumento dei contagi e una maggiore circolazione del virus non è da escludere però un aumento delle ospedalizzazioni anche se gli esperti concordano sul fatto che difficilmente si ripresenterà un’ondata come quella dello scorso autunno, dal momento che buona parte della popolazione italiana sarà vaccinata.
Chi oggi rischia di più il contagio in Italia?
«I più a rischio sono gli oltre due milioni e mezzo di over 60 non ancora vaccinati che potrebbero ammalarsi ancora in modo grave e mandare di nuovo in crisi gli ospedali» avverte Viola. Inoltre rischiano la malattia seria tutti coloro sui quali il vaccino per qualche ragione non funziona, come può succedere ad anziani fragili o pazienti immunodepressi. «Non sappiamo ancora – aggiunge l’immunologa – quanto dura l’immunità indotta dai vaccini e se sarà necessaria una terza dose».
Cosa dobbiamo aspettarci a settembre con l’apertura delle scuole?
«Entro inizio settembre dovremmo cercare di vaccinare i ragazzini dai 12 anni in su in modo da ricominciare la scuola con meno problemi possibile- suggerisce l’esperta-. Per i più piccoli le cose sono più complicate perché ancora non possono essere immunizzati. Si potrebbe pensare a classi meno numerose, introducendo sistemi di ventilazione come purificatori portatili. Senza dubbio gli studenti dovranno ancora indossare le mascherine. Il sistema di tracciamento, non essendoci l’emergenza degli adulti, si potrà concentrare sugli ambienti scolastici con screening regolari con test antigenici salivari per controllare frequentemente i ragazzi».
Quanto è più trasmissibile la variante Delta?
Secondo dati sul campo la variante Delta sarebbe il 60% in più trasmissibile rispetto alla variante Alfa, che era già il 50% più trasmissibile rispetto al ceppo originale di Wuhan. Secondo il virologo Fabrizio Pregliasco il tasso di trasmissibilità della variante Delta ha un valore di R con zero stimato a circa sette: «Quindi in assenza di vaccini e altri interventi come distanziamento o mascherine un singolo caso ne causerebbe in media altri sette». Non è ancora chiaro che cosa renda Delta più trasmissibile, ma piccoli cambiamenti nella proteina spike sembrano aumentare la sua capacità di legarsi al recettore ACE2 utilizzato per entrare nelle cellule umane.
Quali sono i sintomi?
Anche i sintomi provocati dalla variante Delta sembrano essere diversi, più a carico dell’apparato respiratorio superiore come mal di gola, naso che cola, mal di testa, febbriciattola. La malattia assomiglia di più a un raffreddore e la perdita di gusto e olfatto sono quasi scomparsi.
Dove è diffusa la variante Delta?
La variante Delta è pressoché diffusa in tutto il mondo ed è stata segnalata in circa 100 Paesi. Secondo la banca dati Gisaid è prevalente in India, Regno Unito, Australia, Singapore, Indonesia, Malesya, India, Cina, Israele, Russia e Portogallo. In Italia, secondo l’ultimo monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità, ala Delta è al 22,7% e si trova in 16 regioni. Sono segnalati focolai in tutta Italia, anche in località marine. Si stima che entro agosto diventerà prevalente in tutta Italia.