
La coppia turco-tedesca alla guida di Biontech e la ricercatrice ungherese che ha studiato l’mRna: entriamo nei loro laboratori. Là dove è stato compiuto il primo passo nella lotta al Covid, 400 persone lavorano h 24 per produrre milioni di dosi a settimana
Il 9 novembre è una data che appartiene alla storia tedesca, europea e mondiale. Fu in quel giorno, nel 1989, che a Berlino crollò come un castello di carte il Muro che per quasi trent’anni aveva diviso la città e il mondo. Finirono insieme la Guerra Fredda e con un decennio di anticipo, il Novecento, il secolo breve. Ma dal 2020, c’è un’altra ragione per cui il 9 novembre è un giorno per la storia globale. E questa volta non è stata una fine, ma un nuovo inizio.
VIAGGIO NEL CUORE DI BIONTECH, LA PICCOLA COMPAGNIA DI RICERCA MEDICA DOVE È STATO COMPIUTO IL PRIMO PASSO NELLA LOTTA AL COVID. ERA IL 9 NOVEMBRE DEL 2020. GLI STUDI NON SI SONO MAI FERMATI, L’OBIETTIVO ORA È PERFEZIONARE LA TECNOLOGIA DELL’MRNA
In quel lunedì d’autunno, infatti, una piccola compagnia tedesca di ricerca medica, BioNTech, annunciò la prima vera svolta nella lotta al Coronavirus: il vaccino sviluppato nei suoi laboratori di Magonza si era dimostrato efficace al 95% contro il Covid-19. La notizia ebbe l’effetto di una bomba. Fu il primo raggio di luce nel buio a mezzogiorno della pandemia, che aveva già falciato quasi 2 milioni di vite e stravolto l’intero pianeta. Da quel momento, l’esistenza di due sconosciuti scienziati tedeschi di origine turca, uniti nella vita e nel lavoro, non è stata più la stessa. (continua a leggere dopo i link)
Assurti nell’arco di una notte allo status di pop star mondiali, Özlem Türeci e Ugˇur Sahin erano stati fin lì considerati dei simpatici visionari da un establishment medico che in gran parte guardava con scetticismo alle loro intuizioni e ricerche pionieristiche. Il loro campo era così di nicchia, che ancora otto anni fa, alla prima conferenza mondiale dedicata alla tecnologia RNA messaggero, parteciparono poche decine persone.
LA STORIA DI SAHIN E TÜRECI, FIGLI DI IMMIGRATI TURCHI, I FONDATORI DI BIONTECH SONO UNA COPPIA ANCHE NELLA VITA: «PRESTO QUI PRODURREMO I VACCINI ANTI CANCRO»

Özlem Türeci è cresciuta negli Anni ‘70 a Lastrup, un piccolo centro della Bassa Sassonia. Suo padre era un medico emigrato da Istanbul che lavorava al St. Elizabeth Stift, un ospedale cattolico. La famiglia viveva dall’altra parte della strada e la piccola Özlem accompagnava spesso il papà al lavoro. Studiare da medico, prima a Homburg nel Saarland poi a Magonza per l’abilitazione, dev’esserle sembrata la cosa più naturale del mondo. Ugˇur Sahin aveva quattro anni quando insieme alla madre si trasferì dalla Turchia a Colonia, dove il padre era operaio alla Ford. Nel 1984 prese il diploma al ginnasio Erich-Kästner e fu il primo figlio di un gastarbeiter (lavoratore ospite) turco a frequentare il liceo più prestigioso della città renana. Ma fu anche il primo a essere il migliore del suo corso. Si iscrisse a Medicina al Policlinico di Colonia, dove si laureò e inizio la specializzazione in Ematologia-oncologia che portò a termine proprio a Homburg.
«CONTINUEREMO A FORNIRE L’RNA MESSAGGERO AI PAESI POVERI A PREZZI NON DA PROFITTO: CONOSCIAMO BENE LA SOFFERENZA»
Fu lì, nel più francese dei Land tedeschi, che le strade di Türeci e Sahin si incrociarono. Presero entrambi il dottorato con dissertazioni sul cancro e sul sistema immunitario e insieme, alla metà degli Anni ’90, si trasferirono a Magonza, dove conobbero il loro mentore, l’oncologo Christoph Huber. Nel 2001, Türeci e Sahin crearono Ganymed, la loro prima società, per sviluppare nuovi trattamenti contro i tumori allo stomaco e all’esofago. L’avrebbero rivenduta nel 2016 a un gruppo giapponese per oltre 1 miliardo di euro. Ma la coppia non ha mai cambiato abitudini, fedele alla missione di ricercatori e accademici, conducendo una vita modesta e fondando anche due organizzazioni non-profit per assicurare che i prodotti nati dalle loro ricerche siano a disposizione di tutti. Il salto del valore di mercato di BioNTech ha infatti messo Türeci e Sahin nella top ten dei tedeschi più ricchi, ma i profitti ricavati dal vaccino vengono soprattutto usati per nuovi investimenti o per cederlo a prezzi accessibili ai Paesi a basso reddito.
Dottor Sahin, avete dato una speranza a milioni di persone. Cosa significa per sua moglie e per lei?
«È stata la nostra missione sin dall’inizio. Lo scopo del nostro lavoro era mirato per essere applicato a un’altra pandemia, quella del cancro, che ogni anno viene diagnosticato a 20 milioni di persone e causa la morte di 10 milioni di esseri umani. Come medici e ricercatori volevamo trasformare la scienza in sopravvivenza. Il vaccino per il Covid-19 è un grande risultato per la comunità scientifica e per noi. Ma è solo il primopasso. Continuiamo a lavorare a più di 20 possibili vaccini contro il cancro e altre malattie infettive».
In Germania siete pionieri: non solo ricercatori ma anche imprenditori, avendo fondato una compagnia, anzi due visto che prima di BioNTech nel 2008, avevate creato Ganymed nel 2001. Perché è importante questa doppia veste?
«Da medici abbiamo visto la sofferenza quotidiana delle persone afflitte da gravi malattie. Da accademici abbiamo capito che c’erano molte soluzioni potenziali che avevano bisogno di sviluppo e potevano essere portate ai pazienti. Fondare una società ci ha permesso di unire questi due mondi e iniziare a portare la scienza a un livello dov’è possibile usarla come un prodotto».
Vi preoccupa la variante Delta? Sarà necessario modificare il vostro vaccino? Quali sono le difficoltà?
«Monitoriamo da vicino lo sviluppo delle varianti. Il vaccino RNA messaggero è facilmente modificabile. Il processo produttivo in quanto tale non deve cambiare. Essendo il primo del suo genere, collaboriamo strettamente con le autorità per capire come muoverci sull’eventuale modifica, se sarà necessario».
Dovremo vaccinarci ogni anno o anche più spesso?
«Abbiamo dati incoraggianti nelle sperimentazioni in corso con una terza dose dell’attuale vaccino BNT162b2. Quelli iniziali dimostrano che una dose booster inoculata 6 mesi dopo la seconda ha un profilo consistente di tollerabilità, mentre sollecita alti titoli di neutralizzazione contro la variante Beta, cinque o sei volte maggiori che dopo le prime due dosi. Nelle prossime settimane pubblicheremo dati più definitivi, che verranno sottoposti alla FDA, all’EMA e agli altri regolatori. Inoltre, dati di un recente articolo sulla rivista Naturedimostrano che sieri immuni ottenuti dopo la seconda dose dell’attuale BNT162b2 hanno forti titoli di neutralizzazione contro la variante Delta nei test di laboratorio.
«LA VARIANTE DELTA? LA TERZA DOSE DI VACCINO HA BUONI RISULTATI MA STIAMO LAVORANDO A UNA VERSIONE AGGIORNATA»

È ragionevole anticipare che una terza dose spingerà gli anticorpi ancora più in alto, simili a quelli sperimentati contro la variante Beta. Pfizer e BionNTech pensano che una terza dose di BNT162b2 abbia il potenziale per assicurare alti livelli di protezione contro le varianti conosciute, Delta compresa. Rimaniamo tuttavia vigili e stiamo sviluppando una versione aggiornata del vaccino che prende di mira la proteina completa della variante Delta».
Avete migliorato nel frattempo le condizioni di trasporto e stoccaggio del vaccino?
«Il 22 maggio l’EMA ha approvato le nuove condizioni di stoccaggio, che consentono di conservare il vaccino non diluito a una temperatura tra 2 e 8 gradi centigradi per 31 giorni, invece di 5 come indicato in precedenza. Entro questo periodo, il trasporto è consentito per un totale di 12 ore. Il cambio è stato possibile grazie a nuovi dati emersi dagli studi di stabilità, ha effetto immediato e vale per tutti i lotti già disponibili e quelli futuri».
Qual è la situazione delle consegne?
«Contiamo di distribuire 3 miliardi di dosi nel 2021 e di superare questo livello nel 2022, continuando ad assicurare alta qualità e sicurezza del vaccino. È un incremento del 100% delle nostre capacità rispetto alle previsioni che avevamo fatto ancora 6 mesi fa».

Joe Biden è favorevole a una sospensione dei brevetti sul vaccino, Angela Merkel è contraria. Qual è la vostra posizione?
«Siamo impegnati a offrire il vaccino alle persone in tutti i Paesi del mondo e a ogni livello di reddito. Nessuno è al sicuro fin quando tutti non saranno al sicuro. I brevetti, tuttavia, non sono il fattore che limita la produzione globale e la disponibilità delle dosi nel breve e medio periodo. Per costruire e autorizzare un sito produttivo occorre fino a un anno. Inoltre, il processo di produzione di un vaccino RNA messaggero è complesso, sviluppato nell’arco di un decennio, tutti i passaggi vanno definiti con precisione ed eseguiti con accuratezza: personale, materie prime, procedure stabilite. Se uno solo di questi requisiti non viene rispettato meticolosamente non si possono assicurare qualità, sicurezza ed efficacia del vaccino, mettendo a rischio la salute dei vaccinati».
«A GIUGNO ABBIAMO INOCULATO AL PRIMO PAZIENTE IL SIERO PER CONTRASTARE GLI EFFETTI DEL MELANOMA»

«Noi abbiamo fatto molti trasferimenti di tecnologia, assicurando il rispetto di alti standard di qualità. Stiamo lavorano strettamente con 15 partners per stabilire un network certificato GMP (Buone Pratiche di Fabbricazione ndr) per produrre vaccini sicuri ed efficaci. Ma continueremo anche a fornire il nostro vaccino a prezzi non di profitto ai Paesi a reddito medio basso e basso».
Ha parlato di altri 20 possibili vaccini ai quali state lavorando. Me ne cita uno?
«A giugno abbiamo inoculato al primo paziente una dose, nel quadro dei test clinici per il RNA messaggero BNT111 per malati avanzati di melanoma, che ha l’obiettivo di provocare una forte e precisa risposta immunitaria contro il tumore. È un brevetto interamente posseduto da BioNTech».