Samuele Gargiulo, caduto dal balcone a Napoli. Mariano Cannio,  dopo la tragedia, era uscito di casa in silenzio

La vittima aveva 3 anni. L’uomo, in cura psichiatrica, nega di averlo lanciato. «L’ho preso soltanto in braccio». Dopo la tragedia è uscito dalla casa ed è andato via

NAPOLI — La scena della tragedia sembrava chiara nella sua drammaticità. Samuele, senza che la mamma se ne accorga, esce sul balcone di casa, al terzo piano di un antico palazzo del Rione Sanità. Ha con sé soltanto l’incoscienza dei suoi quattro anni non ancora compiuti. Ed è quell’incoscienza che lo fa arrampicare sulla ringhiera di ferro battuto, fin sopra e oltre, dove non c’è più niente a proteggerlo, dove c’è soltanto il vuoto che lo lascia andare giù per venti metri.

Napoli, bimbo caduto dal balcone: fiori sul marciapiede della caduta
I primi rilievi

Samuele muore subito. Il papà, che in quel momento è nel negozio di un parente proprio sotto casa, è tra i primi a correre verso di lui. La mamma, all’ottavo mese di gravidanza, ha un malore. Arriva un’ambulanza, poi la polizia, due volanti seguite da una squadra della Scientifica. Cominciano i rilievi e la raccolta delle testimonianze. E poco a poco la scena della tragedia, dalla apparente chiarezza si riempie di ombre nere. Come in un effetto dissolvenza sparisce l’incoscienza di Samuele, sparisce la fatalità, sparisce l’incidente imprevedibile. E su quel balcone adesso c’è un uomo accanto a Samuele. Ha gli occhiali, la testa lucida senza nemmeno un capello. Si chiama Mariano, Mariano Cannio, ha 38 anni. C’era pure lui in casa, venerdì mattina. Era andato a fare le pulizie, che è il suo lavoro e nel quartiere gira ogni giorno per parecchi appartamenti.

Le accuse

L’altra sera la polizia è andata a casa sua e lo ha arrestato. L’accusa è di omicidio, perché Samuele non si sarebbe arrampicato da nessuna parte, ma a buttarlo giù dal balcone sarebbe stato Cannio. Per quale motivo non si sa, però lui stesso qualcosa ha ammesso. Durante l’interrogatorio ha detto «sì è vero, l’ho preso in braccio», però nega di averlo buttato giù e non sa riferire che cosa sia successo. La polizia però è convinta che dopo sia successo che lui ha lasciato cadere Samuele nel vuoto. E davanti al gip, che domani deciderà se convalidare o no il fermo, Cannio potrebbe cercare di ridare corpo all’ipotesi dell’incidente, quella che all’inizio sembrava l’unica sensata, sostenendo magari che il bambino gli sia sfuggito di mano. Oppure potrebbe tirar fuori, e chiedere che vengano messi agli atti, i documenti che attestano il suo quadro clinico, le cure in un centro di igiene mentale, la vecchia terapia sospesa e quella nuova non ancora cominciata.

L’insolita reazione

Certo il suo atteggiamento di venerdì, così come è stato ricostruito dagli investigatori, qualcosa di inspiegabile ce l’ha. Nella concitazione dei momenti che seguono la tragedia lui non c’è, nessuno lo nota, nessuno ha memoria di averlo visto in strada disperarsi o comunque darsi da fare intorno al corpo del bambino. Eppure era nella sua stessa casa, fino a un minuto prima sicuramente lo aveva visto giocare, ne aveva sentito la vocina. Poi Samuele precipita e Cannio non trova di meglio da fare che raccogliere le proprie cose e andarsene come se niente fosse successo, tornarsene a Forcella, il quartiere dove abita e che sta a specchio con la Sanità, due grandi aree che conservano la storia di Napoli divise soltanto dalla grande arteria di via Foria.

La Scientifica al lavoro

Eppure Mariano quel bambino lo conosceva bene, e conosce i suoi genitori e tutte quelle persone che mentre lui si allontana indifferente, stanno urlando, piangendo e disperandosi. Però la sua non è una fuga, non scappa da nessuna parte. E quando la polizia si convince che Samuele non può aver scavalcato da solo la ringhiera e riparte quindi daccapo a ricostruire la scena nei momenti precedenti la tragedia, qualcuno si ricorda della presenza di Cannio e lo riferisce agli agenti. E in quel momento, grazie al lavoro della Scientifica e all’intuizione degli uomini della Squadra mobile, comincia un’indagine per omicidio inimmaginabile fino a poco prima. Una indagine che dura il tempo necessario ai poliziotti per percorrere i due chilometri che separano il Rione Sanità da Forcella. E che porta direttamente a casa di Mariano Cannio. E finisce con lui in manette.